Per la serie, anche i coach hanno bisogno di coaching, questo è il racconto della mia ultima esperienza di coaching su me stessa con Accademia della Felicità.
“Ma come faccio a
scegliere la persona giusta se prima non ho conosciuto tutti gli uomini del
mondo?”.
Questa era la risposta che davo fin da piccola alle zie noiose che mi
importunavano con la favola del principe azzurro (sì, le stesse che mi hanno
regalato il libro ‘Signorina Tu ?’).
Il desiderio di
scoprire il mondo è sempre stato nel mio DNA.
Si dice che fino
all’età di sette anni ci comportiamo nel nostro modo naturale, senza subire
nessun condizionamento.
Ma poi cosa succede
?
Laurea? Presa.
Master? Preso. Impiego stabile in multinazionale? Preso.
E se a quel punto
ci fermiamo a pensare e scopriamo che in realtà non ci interessa districarci
nel labirinto delle politiche aziendali per raggiungere posizioni manageriali ?
E se non siamo nemmeno sicuri di voler creare la famiglia tradizionale, con
tanto di marito, figli, cane, gatto e canarino ?
O peggio ancora non facciamo i
salti mortali per avere l’ultimo modello di SUV, I-Phone o borsa MK ?
E se volessimo
soltanto fare il nostro lavoro con passione, avere un cavallo per correre
felici nei prati e un biglietto aereo sola andata destinazione ‘tutto il mondo’
(lato finestrino) ?
No, qui ci vuole un esorcismo !
C’è chi si
rassegna e si lascia inconsapevolmente trascinare nel routine della vita quotidiana convenzionale e chi cade nel
vittimismo da genio incompreso.
In entrambi i casi la sensazione che manchi
qualcosa prima o poi arriva.
Mi trovavo
proprio in questo stato d’animo da ‘fermate il mondo, voglio scendere’ quando
la voce di Francesca che presentava Accademia della Felicità mi è arrivata
attraverso RTL, durante una giornata lavorativa da encefalogramma piatto. Chiaro
e lampante segno del destino che io ovviamente non ho colto. Inconsciamente
affetta dalla sindrome di Lady Oscar, avrei potuto benissimo continuare con il
mio auto-coaching, avendo io tutte le carte in regola per farlo.
Dopo un anno di
‘fatti una domanda, datti una risposta’ ho realizzato che avrei avuto bisogno
di un punto di vista esterno per mettere a posto giusto qualche piccolo
tassellino e concludere così la mia
ricerca della felicità. È qui che mi è tornata in mente la voce di Francesca. E
questa volta l’ho contattata.
Le chiacchierate
con lei sono state una vera boccata d’ossigeno e mi hanno dato una prospettiva
innovativa e intelligente; ogni volta che uscivo da un incontro mi sentivo pronta
a spiccare il volo ma anche carica di nuovi spunti di riflessione che hanno
smosso il mio substrato di sicurezze.
Ho così imparato
a liberarmi dei condizionamenti inutili, dal bisogno inconscio di compiacere
tutti e dalle relazioni che non mi danno nulla in cambio; ho anche smesso di
allontanare le persone che mi vogliono bene per la paura che possano invadere
troppo la mia vita.
Ed ecco che si
sono rifatti vivi la mia creatività e il mio spirito di scoperta. Li ho usati
per il mio tempo libero prima, coltivando la mia passione per la scrittura, e
li ho spontaneamente applicati al lavoro poi.
Ho capito che mi
arricchisco vivendo attraverso nuove esperienze, che non devono necessariamente
portare ad un risultato concreto ma possono anche essere fini a se stesse;
proprio
grazie al mio stile e modo di pensare fuori dagli standard ho sperimentato come
io stessa posso trasformare una giornata lavorativa noiosa o stare fuori dalle
politiche aziendali, focalizzandomi su quello che mi piace e condizionando io
per prima l’ambiente circostante in modo positivo.
Ed è proprio
essendo me stessa anche sul lavoro che ho dimostrato il mio potenziale, ho attirato
le persone giuste e, guarda caso, sono stata coinvolta in un progetto
internazionale che mi dà ora la possibilità di viaggiare in tutto il mondo, appronfondire
le mie curiosità sulle diverse culture e scrivere di tutto ciò che osservo.
Pochi giorni fa,
all’aeroporto, circondata da un gruppo di ragazzi armati di i-phone e in preda al dubbio se postare su Facebook “Mi sto i_barcando”
(con la ‘m’ o con la ‘n’ ?) e da una famigliola che cantava allegramente “cepoppin porolin porolastice”, ho gioito
della leggerezza di “essere di più con meno”.
Michelangelo
diceva: “C’è un angelo intrappolato in quel blocco di marmo, devo liberarlo”.
Ora so che non ho più scuse per non
essere felice e so che questo è solo l’inizio.
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To be continued –
p.s. ovviamente il mio girovagare mi darà
anche la possibilità di continuare il mio accurato screening della mia potenziale anima gemella. Se solo le mie povere
zie lo sapessero !
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Silvia Vercelli
ICF Certified Coach
svercelli@libero.it